STAMPA 3D vi sembrano oggetti utili ma ingombranti e costosi, forse con la penna 3D vi ricrederete. Sembra una normale penna a sfera, giusto un po’ più grande, ma ciò che riesce a fare è incredibile: al posto di scrivere in due dimensioni, il dispositivo permette di disegnare letteralmente nell’aria, dando vita a disegni tridimensionali.
Come? Grazie a filamenti di plastica in grado di solidificarsi all’istante una volta fuorisciti dalla punta bollente della penna. Un’idea semplice con la quale creare piccole decorazioni, oggetti utili o divertirsi progettando elaborate architetture.
STAMPA 3D Esistono già diversi esempi di penne 3D in commercio. La più famosa è forse 3doller , nata da un progetto di crowdfunding promosso dalla WobbleWorks di Boston dove ha raccolto più di 2 milioni di dollari di finanziamenti in un mese.
Non servono conoscenze tecniche, software e nemmeno un computer: è sufficiente impugnarla, inventarsi qualcosa e realizzarla, come fosse un comune pennarello. La penna misura 180 millimetri di lunghezza per 24 millimetri di spessore; pesa meno di 200 grammi e utilizza un alimentatore universale.
stampa 3d Nel 2015 ci sarà la prima evoluzione di questa tecnologia, con penne che, anziché utilizzare la miscela di plastica semi-fusa, si avvarranno di un processo di solidificazione d’inchiostri a base di resine fotoattive attivato dalla luce.
Ciò significa nessuna fusione e, di conseguenza, nessuna dispersione di odori e sostanze nocive dovuta al riscaldamento della plastica. Il nuovo metodo di scrittura tridimensionale si chiama 3D stereolitografico e utilizza un LED blu inventato dal premio Nobel Qingyun Deng. Il device costerà circa 60 dollari ed è attualmente disponibile per il preordine sulla pagina Kickstarter del progetto, dove ha già raccolto più della metà dei fondi richiesti: 104 mila dollari.
Sono poco più grandi di una penna normale, ma grazie alla fusione di alcuni filamenti di plastica possono creare piccole decorazioni in tre dimensioni. Sono le penne 3D, che quest’anno si evolveranno grazie all’utilizzo di una tecnica inventata dal premio Nobel Qingyun Deng.